La Nostra Storia

 

Tiro a segno di Udine – Foto di gruppo, ex ingresso da viale Venezia

 
L’insediamento di un comitato promotore per costituire la Società del tiro a segno provinciale in Friuli porta la data del 30 marzo 1867. Lo scopo di tale comitato, come riportato nell’art. 2 dello Statuto, era quello di addestrare il popolo nell’uso delle armi da fuoco, come mezzo per sviluppare lo spirito militare, base dell’armamento nazionale. Il comitato era formato dal presidente Antonio Di Prampero, dal vicepresidente, Giovanni Battista Cella e dai consiglieri: Rambaldo Antonini, Felice Girardini, Francesco Rizzani, Ermenegildo Novelli e Pietro Zamparo.
 

Labaro provinciale

 
In Italia, il Tiro a segno nasce con la legge n° 883 del 2 luglio 1882, che aveva trovato i suoi naturali presupposti nel decreto del 1° aprile 1861, firmato dal re d’Italia Vittorio Emanuele II, che autorizzava in ogni comune l’istituzione di un Tiro a Segno.

La costituzione della prima sezione operativa avvenne per opera della 72° Compagnia alpina a Cividale il 31 maggio 1883.
 
Il 6 luglio 1883 il consiglio della Società dei reduci prese l’iniziativa di fondare un’analoga sezione a Udine. L’autore di questa iniziativa fu il conte Andrea Ronchi, il quale riunì alcuni appassionati fra i quali il conte Antonio di Trento, il conte Luigi Frangipane, Antonio Del Dan, il conte Filippo Florio, l’avvocato Carlo Lupieri, Artuto Malignani, Luigi Moretti e l’ingegnere Giovanni Sendresen. Nacque così la Società udinese del tiro a segno nazionale.
 

Presidenti delle società di Tiro a segno della Provincia e Consiglio di Udine – 1923

 
In mancanza di un poligono vero e proprio, le esercitazioni avevano luogo a Godia, nei pressi del fiume Torre, con ritrovo e partenza dalla piazzetta Antonini.

La costruzione di un vero impianto adatto a sparare con le armi da guerra in dotazione all’esercito italiano avvenne soltanto dieci anni più tardi per opera degli ingegneri Giovanni Falcioni e Girolamo Puppatti. Venne così realizzato il poligono, costituito da sei linee di tiro, in viale Venezia ed inaugurato il 15 agosto 1893 per un costo che ammontava a L. 57000.
 

Vincitori della Bandiera triveneta – 1932 (da sinistra) Arturo Pittini – Carlo Doretti – Ernesto Cita – Pirzio Biroli – Domenico Deganutti

 
I poligoni chiusi realizzati prima dell’ultima guerra, secondo le rigorose prescrizioni del Genio, si basavano sulla possibilità di addestrarsi al tiro con le armi in dotazione all’esercito, cioè i mod. 91, con cartucce a pallottola frangibile.

Le cronache dell’epoca parlavano del poligono di Udine come uno dei più sicuri e funzionali. Le sei linee permettevano di posizionare i bersagli a distanza di 400 metri.
 

Vincitori della Bandiera triveneta – 1933 (al centro) Tissi – Carlo Serafini

 
Dopo la prima guerra mondiale un secondo impianto venne realizzato a fianco del poligono, al fine di permettere il tiro con armi “flobert” a 10 m, in tale struttura venivano addestrati i ragazzi che avevano compiuto i 10 anni di età.

Nel periodo compreso tra il 1898 e il 1940 alla guida della società si avvicendarono il conte Filippo Florio, Gabriele Tonini, Ermete Tavasani, Antonio Del Dan, Filippo Marcovigi, Evaristo Reccardini e Lionello Leskovic.

Durante la seconda guerra mondiale il poligono subì danni irreparabili, tali da precluderne l’agibilità. Alla guida della sezione c’erano il colonnello Giovanni Vidoni, in qualità di presidente, e Carlo Doretti, segretario. Grazie a queste due persone non si persero i diritti di utilizzo del terreno demaniale del poligono.

All’epoca erano presenti 22 Sezioni attive e 46 poligoni, molti dei quali furono chiusi per motivi di sicurezza ma anche perché il tiro a segno con i fucili come i mod. 91 e i Garand fu abbandonato.

Nel 1962, in seguito alle dimissioni del colonnello Vidoni, Tullio Pittini assunse la presidenza della sezione. Pittini ebbe mandato di realizzare in tempi brevi un moderno impianto per armi di piccolo calibro, come previsto dalla nuova regolamentazione internazionale. Fu solo grazie alla collaborazione del generale Giovanni Gatta, presidente nazionale, della direzione lavori del Genio militare e della disponibilità dell’allora sindaco di Udine, Bruno Cadetto, che venne stipulata una convenzione fra le parti che prevedeva la cessione di una parte dell’area di sedime, dove poi venne costruita la caserma del Comando legione dei carabinieri, in cambio della costruzione di un nuovo poligono per il tiro con munizioni di piccolo calibro.
 

Inaugurazione del nuovo poligono 3 Aprile 1966 – presidente Tullio Pittini

 
Il 3 aprile 1966 venne inaugurato il nuovo poligono, costituito da 16 linee per carabina a 50 metri e un doppio impianto per pistola automatica e standard. Tale impianto era la fotocopia ridotta del poligono utilizzato per le Olimpiadi di Roma del 1960.
 

Stand a 50 metri per carabina

 
Per far risorge il tiro fra i tiratori giovani, si iniziarono ad organizzare campionati studenteschi ed universitari.
 

Giovani tiratori di C10 e P10

 
Qualche anno più tardi, al fine di promuovere il tiro tra i giovanissimi, venne realizzato un impianto per il tiro con armi ad aria compressa ai 10 m. In tale impianto si allenavano i ragazzi del centro CONI, successivamente centro Olimpia e CAS.
 

Vecchia palestra a 10 m

 
Fra i giovani che iniziarono l’attività agonistica c’era anche Vincenzo Tondo, più volte campione italiano ed Azzurro, inoltre fu primatista mondiale e 6° classificato nella specialità di pistola libera alle Olimpiadi di Montreal del 1976.

 

Premiazione di Vincenzo Tondo da parte del presidente Tullio Pittini

 

Negli anni 80 il Tiro a Segno di Udine dovette aggiornarsi, su precisa richiesta di alcuni istituti di vigilanza e  per far fronte alla necessità di addestramento dei corpi di Guardie Particolari Giurate e delle Forze dell’ordine, in base a quanto stabilito dalla legge n° 286 del 28 maggio 1981. Da allora si sono susseguiti continui miglioramenti degli impianti sia per le esigenze sportive che istituzionali.
 
 
 

Tale articolo deriva da documenti storici ed articoli di giornale presenti presso la sezione e da alcuni scritti dell’allora presidente Tullio Pittini.



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